Wim Wenders è stato un grande regista. Dopo i simpatici risultati geriatico-musicali di BUENA VISTA, questi di THE MILLION DOLLAR HOTEL confermano quanto sia alla ricerca di nuovi stimoli d'ispirazione. Che sia un grande regista lo dimostrano i primi cinque minuti del film, incantate, carezzevoli panoramiche sui grattacieli di Los Angeles, fino alla terrazza sul tetto di quell'hotel seducente costruito nel 1917. Ed a quello strambo ragazzino (Jeremy Davies), che accenna ad una corsa nel fuco del tramonto per compiere quel volo d'angelo che, dai tempi di IL CIELO SOPRA BERLINO rappresenta uno dei sogni del regista. Poi, per le restanti interminabili due ore il film sembra cessare di appartenergli. Per essere, forse, quello del suo amicone Bono degli U2 che, assieme a Nicholas Klein ha scritto quella che dovrebbe essere una sceneggiatura. E che, sulla dubbia letteratura di una vaga inchiesta poliziesca condotta dallo spaesato Mel Gibson, mette in scena (con effetti di stile rallentati, accelerati, piani fissi e manipolazioni varie che si vorrebbero poetiche) qualcosa che assomiglia agli stati d'animo di che abita l'hotel in questione: svitati poco divertenti, marginali, disillusi. Ed altro che, proprio si fatica ad identificare.